Le donne che rifiutavano l’esistenza di Dio e a cui ci si affidava perché capaci di curare con le erbe aromatiche erano definite streghe. Erano donne prive di doni, ma con una grande conoscenza. Per millenni, infatti, chiunque stesse male cercava i rimedi di una strega. La loro demonizzazione in età medioevale ha poi portato, nei secoli, a diverse e oscure leggende, tra cui quelle della Gatta masciàre.
Nei vicoli della Città Vecchia di Bari e nella provincia, la gatta masciàre era tra le streghe più note. Il termine che deriverebbe da Megera, una delle tre tremende Erinni, cioè personificazioni femminili della vendetta soprattutto nei confronti di chi colpisce la propria famiglia e i parenti, verrebbe anche dal verbo greco Μεγαιρα, “invidiare”. Le masciàre erano coloro che lanciavano il malocchio, spiavano nella case degli uomini, si arrampicavano sui tetti, facevano ammalare i bambini e si trasformavano in terribili gatti neri[1] attraverso l’uso di un particolare unguento. Da rito, la donna che in segreto era una strega aspettava che tutti in casa si addormentassero e, salita sul tetto della sua abitazione, si denudava guardando la luna. Cospargendosi con l’olio masciàro, recitava la famosa formula
“Sop’a spine e ssop’a saremìinde / M’àgghi’acchìa a Millevìinde.”
(Su spine e su (fra) sarmenti, mi troverò (sarò tra poco) a Malevento[2] (dalla strega.)
e lanciandosi nel vuoto si trasformava in una gatta, per recarsi al sabba beneventano e raggiungere Lucifero sotto il grande albero di noce. Nel XVI e XVII secolo la presenza del noce e delle riunioni sabbatiche a Benevento è documentata nelle diverse relazioni e nei processi della Santa Inquisizione.

La leggenda delle tremende masciàre era così temuta nella Città Vecchia che per tanto tempo si credette che in un determinato arco del borgo antico, nei pressi del Castello Svevo, l’Arco delle Streghe appunto, si potessero incontrare streghe e demoni richiamati da oscuri rituali. Il loro compito consisteva nell’operare in contrasto con i comandamenti della religione cattolica. La gente, spaventata, evitava dunque il passaggio da quelle stradine che portavano all’arco e se costretti tentavano di proteggersi attraverso l’uso dello scongiuro, che avrebbe riportato la supposta gatta masciàre alle sue sembianze umane. Il rito così funzionava: bisognava farsi il segno della croce per tre volte e ripetere
“Driana meste ca va pela vì, degghìa ngondrà Gesù, Gesèppe e Marì”
(Maestra Diana che vai per la via, devo incontrare Gesù, Giuseppe e Maria.)
Si tramanda che una volta un marito si svegliò durante la notte e, non trovando la moglie accanto a sé, sospettò che fosse una masciàre. In assenza della donna rovistò per la casa e, nascosta in un posto inconsueto, rinvenne una bottiglietta con un unguento dallo strano odore. Svuotò la bottiglietta e sostituì il contenuto con dell’olio di oliva. La notte dopo, la donna ignara della sostituzione si unse pronunciando la formula e si lanciò nel vuoto; ma la trasformazione non avvenne e rimase stecchita al suolo per il violento urto.
Nei suoi studi di antropologia, così mi piace definirli, Alfredo Giovine ci tramanda che queste streghe, oltre che di gatto, potevano prendere la forma anche di altri animali e che una volta, il popolino narrava, queste si trasformarono in oche. “Mio nonno materno – scrive Giovine – soleva raccontare che ai suoi tempi due bellissime oche, dalle sembianze stranamente umane, furono catturate in piena notte in un vicolo della Città Vecchia e messe in un cassone. All’alba si trasformarono in donne nude che cercavano di coprirsi per la vergogna.”
Gaetano Barreca
Tratto dal libro “La Tagliatrice di Vermi e altri racconti”, di Gaetano Barreca, Wip Edizioni.
©️ Tutti i diritti riservati
Continua qui “Il sabba e le streghe di Benevento”
[1] I gatti erano già stati ufficialmente identificati come creature demoniache dalla bolla papale Vox in Rama emanata da Gregorio IX nel 1233, in cui i gatti neri venivano ufficialmente dichiarati strumenti del demonio e/o incarnazioni di Satana.
[2] In antichità la città di Benevento era chiamata Maleventum con antica discendenza dalla parola osca o sannita dove la radici Mal- significava pietra e dunque nulla aveva a che fare con il malum latino. Eppure, dopo la vittoria nel 275 a.C. dei Romani contro Pirro e i suoi elefanti, nel 275 a.C. i vincitori tennero a cambiare il nome che consideravano di malaugurio. Maleventum divenne Beneventum.
Bene, siamo giunti al termine anche di questo articolo, spero sia stata una lettura interessante per te. Se ti è piaciuto, ti invito a condividerla sui social network e seguirmi su Instagram. Non dimenticare di iscriverti al blog per rimanere sempre aggiornato/a sugli ultimi articoli, alla prossima!
Hai qualcosa che vorresti condividere con la nostra community? Commenta qui sotto 👇
POTREBBE INTERESSARTI:

Acquista La Tagliatrice di Vermi e altri racconti
Categorie:Di Ruderi e Scrittura, Estratti e Racconti
Ho letto con interesse, bello capire l’ origine delle parole dialettali
"Mi piace"Piace a 1 persona
Interessante! Mi piace molto leggere articoli così ben scritti.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Come sempre, lettura avvincente!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Interessante. Questa cultura arcaica permane come sottofondo dell’inconscio collettivo.
Eletta
"Mi piace"Piace a 2 people
Davvero un bell’articolo! Grazie per averlo condiviso. Attendo impaziente l’uscita del libro
"Mi piace"Piace a 1 persona
Sono nata a Benevnto e amo la mia città… bellissimo post attendo il prox.. con ansia… grazie
"Mi piace"Piace a 1 persona
Non conoscevo questa origine “ufficiale” della superstizione verso i gatti, neri in particolare!
Anch’io aspetto il seguito!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Bellissimo… il Sud è pieno di cose affascinanti! 😍
"Mi piace"Piace a 1 persona
Concordo! 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Articoli molto interessanti, per coincidenza è un argomento che vorrei approfondire per scrivere dell’usanza di fare la lavanda, l’acqua purificatrice con fiori. Hai letto De Martino e Lombardi Satriani?
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao Flavia, lo trovo molto interessante anche io, fammi sapere quando pubblicherai queste ricerche. Di Ernesto De Martino, ho in libreria La Terra del Rimorso, mi era stato consigliato come lettura molti anni fa, quando ancora non ero interessato a queste pratiche, e per questo non l’ho ancora finito di leggere. Luigi M. Lombardi Satriani invece è un antropologo che non conosco, sapresti consigliarmi qualche titolo che ti ha appassionata?
"Mi piace"Piace a 1 persona
Interessante articolo e interessante il blog, sempre,durante le mie escursioni , mi informo sulle leggende legate ai boschi monti e campagne circostanti, spesso personaggi e ” creature” hanno solo nomi diversi, la cultura stregoneria regionale Italiana e enorme, dalle ” Masche” piemontesi alle Masciare della provincia di Bari, termine presente anche nella provincia di Taranto.
Seguirò volentieri li blog in attesa del libro..
"Mi piace"Piace a 1 persona
Che interessante! Mi piacciono queste storie *-*
"Mi piace"Piace a 1 persona
Interessante e ben approfondito
"Mi piace"Piace a 1 persona
Molto interessante, cercherò di procurarmi questo libro .
"Mi piace"Piace a 1 persona
Fa noi si chiamano” Magare” e sono di solito le fattucchiere, o quelle che leggono le carte, tipo vonsigliere oscure di famiglia. 😂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Libro letto, ho fatto un viaggio emozionale nelle tradizioni baresi e ho imparato la formula. Una formula che mia nonna, tagliatrice di vermi, non mi ha svelato anni fa quando ancora praticava. Adesso, a 90 anni, non ricorda più quasi nulla… Le era stato trasmesso tutto dalla sua nonna e loro utilizzavano l’aglio. La formula l ho imparata dal libro. Grazie Gaetano Barreca per le tue ricerche.
"Mi piace"Piace a 1 persona
"Mi piace""Mi piace"