Nella tradizione cristiana la Rugiada di San Giovanni rappresenta le lacrime che Salomè versò dopo essersi pentita di aver desiderato e provocato la decapitazione del Battista. Disperata e divorata dal rimorso, Salomè iniziò a coprire la testa del Santo di baci e lacrime di disperazione, ma nel mentre, improvvisa, la bocca del Battista si spalancò rilasciando un vento fortissimo che spinse Salomè e la complice madre in aria, dove restarono a vagare per l’eternità.
Il 24 giugno è la notte di San Giovanni, da sempre considerata una notte magica, che segue il solstizio d’estate quando il sole è al suo apice e imprime forza e vigore alla natura e alle sue creature.

Perchè la notte di San Giovanni è anche la notte delle streghe?
Salomè ha incarnato nel Medioevo l’immaginario perfetto di una strega. Fu il male sotto forma di incanto. Bella, abile, seducente e perfida, tanto che si pensava che lei e sua madre Erodiade fossero state trasformate in streghe in seguito alla decapitazione di San Giovanni Battista e vagassero come spiriti immondi a infastidire gli uomini, in particolare la notte di San Giovanni.
È a molti noto che a Benevento esiste un grande noce che fin dai tempi dei Longobardi fu teatro di riti pagani e religiosi. Le leggende narrano che intorno a questo grande noce si svolgessero anche le famose danze delle streghe alle quali partecipavano le più famose streghe tra cui proprio Erodiade e sua figlia Salomè. Durante il sabba le streghe raccoglievano erbe per creare pozioni con le quali “incantare” gli uomini. Tra queste erbe anche le noci acerbe.
Che si veda come rito propiziatorio o no, il 23 giugno diventa così la notte delle streghe, attorno alla quale si sono sviluppate nei secoli ricorrenze, feste popolari e riti. Tra le tradizioni popolari più famose c’è sicuramente il rito della Rugiada di San Giovanni.
La rugiada di San Giovanni
Secondo la tradizione nella notte di San Giovanni cade la “rugiada degli Dei” dalla forza generatrice ed energica. Bagnarsi gli occhi con la rugiada è un gesto di purificazione che rimanda al Santo Battesimo. Si dice che raccoglierla e poi berla allontani il malocchio e favorisca la fecondità.
Un tempo, ma sicuramente ancor oggi, per procurarsi questo liquido ritenuto anche medicamentoso si usava stendere un panno sull’erba, per strizzarlo la mattina successiva raccogliendo il prezioso liquido. Per farsi bagnare dalla rugiada, poi, le persone trascorrevano la notte all’aperto sui prati, sotto un meraviglioso cielo stellato ricongiungendosi alle meraviglie del creato. E in questa meravigliosa raffigurazione, penso fosse proprio quella la vera magia. Nell’attesa del “miracolo”, saranno nate nuove amicizie e nuovi amori e chissà, forse anche concepito un bambino 😉

Scatto di Giovanna Giglio.
Come si fa e come si usa l’acqua di San Giovanni?
È un procedimento semplice e alla portata di tutti. Vale la pena fare l’esperienza. Consta di tre fasi e il tutto inizia la vigilia di San Giovanni, il 23 giugno.
Fase 1: raccolta delle piante che vuol dire conoscenza e rispetto
Si raccolgono 7 erbe diverse: l’iperico, erba di San Giovanni anche detta erba scacciadiavoli, contro il malocchio, l’artemisia per la fertilità, la ruta, la mentuccia, il rosmarino, il prezzemolo, l’aglio, la lavanda. Erbe legate al buonumore, alla prosperità, all’allontanamento del maligno e delle negatività. In ogni caso il risultato sarà positivo anche se non si troveranno tutte le erbe elencate.
Fase 2: esposizione dell’acqua alla notte che indica abbandono e fiducia.
Una volta raccolti, al tramonto erbe e petali vanno adagiati in un catino colmo d’acqua fresca, che verrà sistemato all’aperto (in mancanza di altri spazi va bene anche il davanzale della finestra) in modo che possa ricevere il beneficio dei raggi della luna e della rugiada.
Fase 3: bagno con l’acqua che rappresenta purezza e rinascita.
La mattina seguente si inizierà la giornata con le abluzioni di questo infuso che nella notte ha raccolto sostanze e profumi inebrianti e freschi. Al di là di credenze e riti, di storie e tradizioni, risulta una eccezionale delizia e un piacere ineffabile.
Provare per credere!
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In foto: Acqua di San Giovanni – Iperico, melissa, menta, rose, ginestre, garofani, salvia, timo, gelsomini e lavanda.
Scatto di Giovanna Giglio.
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Categorie:Di Ruderi e Scrittura
Mi è piaciuto tantissimo questo articolo! Se ti va, puoi leggere sul mio blog “Le streghe di Benevento” e dirmi cosa ne pensi 🙂
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Io scettica l’ho fatta l’anno scorso convinta da un’amica venuta nel mio giardino a chiedermi i fiori. Ho messo in una bacinella iperico, rose di vario tipo, mirto, menta, timo rosmarino, budleia e altri fiori colti qua e là. La mattina l’acqua aveva un profumo delizioso, non pensavo. Ci siamo lavate il viso io e la mia bimba… Pelle liscia e profumata, un vero incanto. 😊
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Io fatta imbottigliata e dispensato, amici e parenti
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Promemoria x me… ricordati di mettere fuori la brocca 😜
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Walnut Creek, CA e Noceto (Parma) sono città gemelle. Alcuni residenti di Walnut Creek hanno assunto la tradizione di fare il Nocino e seguono le regole di Noceto.
Nel 187 a.c., dopo che Mario Emilio Lepido tracciò la via Emilia, le popolazioni insediatesi sulla sponda sinistra del Taro, come si tramanda, scoprirono e diedero il nome “Noxetum” ad un luogo dove abbondavano le piante di noci.
Per questo gli abitanti iniziarono a produrre il nocino e la leggenda dice che la ricetta prevedesse delle regole precise a cui attenersi:
“…una mano femminile, a piedi scalzi, dovrebbe raccogliere le noci nella notte di San Giovanni; il frutto poi dovrebbe essere tagliato con una lama di noce e non di ferro…”.
Altre fonti sostengono che fu ideato e prodotto dentro le mura della Rocca quando un soldato di ventura alle dipendenze dei Signori di Noceto consigliò il prezioso infuso ad un cavaliere desideroso di conquistare il cuore di una nobile dama … e si dice che abbia funzionato.
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