Di Ruderi e Scrittura

Testimonianze sui Settimini

Non so quanti di voi abbiano mai sentito parlare dei Settimini, Sutmìn in piemontese. Gli ultimi dati rilasciati dalla Società italiana di neonatologia (SIN) attestano che ogni anno in Italia circa 32 mila neonati (il 7% del totale) vengono alla luce prematuramente, cioè prima della 37esima settimana di gestazione. Secondo la tradizione rurale, i bambini nati di sette mesi che sopravvivono al parto sono dotati di poteri particolari: sentono le presenze di una casa e sono in grado di curare le persone grazie ai propri doni. Uno dei racconti che sto scrivendo, L’infanzia del barbiere, è ambientato nel Salento degli anni ’20 del secolo scorso.

Tratto da una storia vera ha per protagonista proprio un settimino. Qualcuno ha qualche storia da raccontare a riguardo? Sapete dirmi qualcosa in più?


“Io conosco una persona che sente le presenze, ma è nata di nove mesi, quindi credo che sia un dono che viene dato ad alcuni. Io li chiamo i prediletti, ma non penso che c’entri il periodo in cui sono nati, tra l’altro è un argomento molto spinoso. Molta gente fatica a credere a queste cose e spesso quelli che hanno questo dono vengono presi per pazzi .”

Elisa, Lombardia


“Elisa, io ho perso il mio secondo bimbo all’8° settimana di gestazione. Da allora sento come un abbraccio se lo penso piangendo. E qualche anno fa nel vano scala ho intravisto la figura del nonno di mio marito che non ho conosciuto.”

Chiara, Sicilia


“Beh… mio padre nato di sette mesi il 5 gennaio 1940 alle 02.15 di notte. Pesava 9 etti ed è stato messo in una scatola di scarpe numero quarantadue imbottita di cotone idrofilo. Chiamarono il prete che lo battezzò subito dubitando la sopravvivenza. Beh, è diventato un bell’uomo alto 183 cm con il 54 di spalle, se non è potere soprannaturale questo! Io invece sono nata di 8 mesi, peso alla nascita 3.800 grammi. Mia madre prese una botta sul pancione e dopo qualche ora ebbe emorragia, rottura della placenta e parto mio, rischiammo entrambe di morire.”

Sara, Veneto


“Io purtroppo l’ho persa. Una bimba meravigliosa nata settimina. 2 kili 500 grammi,  quindi peso quasi normale. Ma per un medico incompetente che non l’ha messa da subito in incubatrice il mio povero angelo non ce l’ha fatta.”

Silvana, Puglia



“Mio marito è settimino, l’unico potere che ha è quello di rompere i coglioni.”

Bea, Corea del Sud


“So che in passato molti settimini non lo erano affatto. Serviva a non far sapere che era stato un shotgun wedding, un matrimonio riparatore. Solo una cosa ricordo al riguardo, in uno dei romanzi della serie Poldark si parla di settimini. La cosa mi stupì perché pensavo che queste fossero storie italiane. La trama era che una tale Elizabeth si era sposata già incinta di un altro; quando nasce, la mammana dice al marito che era settimino ma il marito nutriva dubbi. Quando è incinta del secondo, pensa che se anche il secondo nasce settimino il marito si convincerà.  Allora va da una specie di strega che le da una pozione e le dice: la puoi prendere al settimo mese oppure all’ottavo mese ma stai attenta perché all’ottavo mese è più pericoloso. Se lo devi fare, fallo al settimo. Lei invece al settimo mese esita, passa il momento giusto, allora lei aspetta, decide di bere la pozione all’ottavo mese, ma muore di parto.”

Vittoria, Lazio


“Il mio secondo figlio non è Settimino, ma ancora più prematuro. È nato a vent’otto settimane e pesava 1 kg e 120 grammi. Non ho mai raccontato tutta la nostra storia a lui, perchè ho sofferto tanto e preferisco tenere per me alcune cose. È  splendido, un dono di Dio.

Diciotto anni fa, non pensavo di riuscire a portare a termine la gravidanza. Ero immobile in ospedale con contrazioni continue ed emorragie per placenta previa già dal terzo mese. Al sesto mese le cose si complicarono e mi trasferirono da una clinica privata al policlinico di un’altra città perché necessitavo di una struttura che potesse accoglierlo. Io ero una larva, ma lui cresceva splendidamente.

Passai tre giorni in sala travaglio che parevano eterni, tre giorni con un farmaco che mi portava il battito cardiaco a mille, tre giorni senza che gli occhi si chiudessero. Ne parlo perché credo che la sua forza poi sembrerà un miracolo.

Lì un incubo. Nessun medico aveva la cartella clinica dei miei ricoveri precedenti, io non ero nessuno per loro, avrei dovuto fare un cesareo ma partorii con parto naturale. Le ostetriche erano delle arpie, un incubo, io ero in continuo travaglio e loro mi dicevano che ero una povera illusa, che dovevo espellere e non partorire, che non mi sopportavano e che dovevo smetterla di strillare. Quel dolore, me lo ero voluto io.

Arrivò il momento. Quando il bambino è piccolo non collabora e quindi tutto diventa complicato. Ma ce la fece. Nacque! Tenni a dare al bimbo il nome di mio padre e le ostetriche, forse perché non erano riuscite a uccidere mio figlio, iniziarono a dire che il suo nome era orrendo.

Il pianto di Nico era impercettibile, ma molto vitale. Io caddi improvvisamente in un coma vigile. Restai su una barella strettissima dall’alba al tramonto perché non c’erano abbastanza posti letti in reparto.

Ma vissi tutto come un miracolo. Il mio piccolo a ventotto settimane respirava da solo. Non ha mai avuto bisogno di ossigeno. I pediatri allora dissero che era un caso speciale. Passai dall’inferno di ostetricia al paradiso della neonatologia

Quando Nico ha raggiunto i 2 kg è tornato a casa. E poi è cresciuto sempre splendidamente. L’ho portato subito al santuario della Madonna di Pompei perché ricevesse una benedizione. Oggi è maggiorenne, è talmente bello nell’aspetto, nei gesti, nell’animo che spesso penso a tutto il calvario e dico che il male sopportato non importa perché con la caparbietà sono stata in grado a dare vita a tanta meraviglia. Credo che tutte le madri la pensano come me. Un figlio è un dono di Dio, senza se e senza ma. 

Durante la crescita di Nico, fin dalla seconda elementare, notai che aveva una particolare predisposizione all’ascolto. Ha cominciato a studiare violino e a 11 anni è cominciato il suo grande amore per la musica. È un allievo eccellente al conservatorio della nostra città. È dotato di orecchio assoluto.”

Anonimo

2 risposte »

  1. Piemontese, la mia età mi consente di dire che ho conosciuto l’ultima coda di questa cultura, quando avevo una decina d’anni, negli anni 60. Il settimino locale aveva un vero e proprio ambulatorio, aperto il martedì ed il venerdì, giorni di mercato, con sala d’attesa vera e propria. Mia madre mi ci portò per una forma di psoriasi, che ovviamente non guarì. Lui somministrava terapie erboristiche. La prima volta fu bere il liquido in cui erano state cotte le carote, con un po’ di miele, tutto sommato gradevole, alla “visita” di controllo, un mese dopo, cambiò decisamente con un preparato erboristico sgradevole, per cui mi rifiutai di proseguire. Non ho mai più sentito parlare di settimini, che comunque erano più erboristi che guaritori. Poi c’erano le vicine di casa che “segnavano” i vermi, o gli “aggiustaossa”, dediti all’ortopedia volgare. Uno “riceveva” in una bettola, e mio padre mi portò per una slogatura. Lui toccava, non mi ricordo bene cosa facesse o dicesse. Ma prima che dal medico, si passava da lui. Quasi quasi li rimpiango.

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