Aldo Moro, Il Caso Galatina

Il Caso Galatina 4 – Don Fedele Lazari e i figli della Tota

Leggi la prima parte, o continua qui:

Per alcuni una semplice donna del popolo, per altri una donna di facili costumi, per tutti la Tota era la vera madre di Aldo Moro.

Nelle pagine del libro di Don Salvatore Bello, Don Fedele, Il mio cuore sacerdotale è riportato che nel marzo 2010, durante la presentazione del volume “Storie Salentine dal vissuto di un novantenne” di Mimmo Martina alla Sala Contaldo, Don Fedele Lazari intervenne nel discorso sulla chiesetta rurale della serpentina che conduce alla storica contrada del Duca portando con sé, avvolto con premura in una busta, un oggetto.

Il sacerdote conosciuto da tutti come Il “Prete di Galatina”, perché parroco della Chiesa Madre, raccontò che nel 1996, in qualità di ex preposto del Crocifisso (3 ottobre 1954 – 14 settembre 1973), la Curia gli affidò il compito del restauro della chiesetta. In una prima ricognizione che fece all’interno della bicocca, locale attiguo alla chiesa, trovò un “aggeggio” che gli riportava un ricordo affettivo preciso. Si trattava di una umile cassetta in legno e vetro con un’immagine sacra sulla portella, in questo caso il Crocifisso. Davanti ai presenti, Don Fedele alzò al cielo “l’aggeggio” con vivace entusiasmo e proclamando la magnificenza disse: “Questa è la cuneddhra de lu Giovanni de la Tota”.

Don Fedele Lazari mostra la cuneddhra de lu Giovanni de la Tota

Molti rimasero ammaliati nel vedere quell’oggetto che ricordava i tempi passati al liceo classico degli anni Quaranta. Lu Giovanni, infatti, andava di casa in casa e all’ingresso delle scuole per fare “la cerca”, chiedere le offerte, fornito della sua piccola cassettina. Tirava su la portella del vetro e messa l’offerta la richiudeva.

Don Fedele con emozione condivise poi un aneddoto. Quando nel ‘74 divenne rettore dell’Immacolata al Collegio, Lu Giovanni si trovava fuori a cercare offerte e, riconoscendo lo scolaro che fu, quando lo vide nei nuovi abiti gli disse: “Sacerdote ti sei fatto?” Quell’aggeggio fu caro a Don Fedele, tanto da conservarlo e proteggerlo come fosse una reliquia. In quella sede, confermò che La Tota e Lu Giovanni vivevano malamente, in una stanzetta fatiscente. Una bicocca di pochi metri quadrati, con uscio attiguo alla chiesetta.

Qui il video di quella serata:

7 marzo 2010, Sala Contaldo a Galatina, Don Fedele Lazari alla presentazione del libro di Mimmo Martina, “Storie Salentine dal vissuto di un novantenne”
La cuneddhra che Don Fedele custodiva gelosamente.
Foto della collezione Alberto Minafra

I figli della Tota

A fare ulteriore chiarezza sulle abitazioni in cui La Tota e Lu Giovanni vissero ci potevano essere d’aiuto gli atti di nascita dei figli della coppia. Inoltre, le date di nascita avrebbero potuto farci capire se La Tota potesse aver concepito l’anno in cui nacque Aldo Moro.

Alessandro Massaro, a cui ho affidato questa parte delle ricerche, così ha riportato:

“Salvatora Moro e Giovanni Stanca hanno avuto tre figli dal 1911 al 1915.

Il primogenito è Giuseppe Stanca, nato il 25 gennaio 1911 [sotto c’è scritto che la denuncia della nascita è stata presentata al Comune da Salvatora Moro, in quanto il marito risultava “impedito”]. Nell’atto non compare indicazione del domicilio.

La secondogenita è Francesca Stanca, nata l’8 gennaio 1913. Anche in questo caso è la Tota a presentare la bambina al Comune. In questo atto di nascita ci sono due cose interessanti. Qui compare l’indirizzo del domicilio, dove entrambi risiedono, ed è vico Crocifisso (non è indicato il numero civico). Inoltre, in calce compare la firma di Salvatora, con calligrafia alquanto incerta”.

“Questa è l’unica volta in cui compare la firma di Salvatora Moro, cioè nell’atto di nascita della figlia Francesca, 1913 (seconda pagina dell’atto), in quanto negli atti successivi viene dichiarata analfabeta”.

“Poi è nata Francesca Margherita Stanca, il 19 maggio 1915. Stavolta, viene scritto che la bambina è nata «nella casa posta in via Pietro Siciliani» (non è indicato il numero civico), ma non sappiamo perché. Anche in questo caso, è la Tota a presentare la bambina al Comune. Stavolta lei non firma, in quanto dichiarata analfabeta.

Dato che ha attribuito lo stesso nome (il primo) ‘Francesca’, che è appartenuto anche alla figlia precedente, ho pensato subito che quest’ultima dovesse essere deceduta.

Infatti, Francesca è morta il 19 gennaio 1913, dopo appena «dodici giorni» recita l’atto (undici in realtà). Certo, non deve essere stato facile per la Tota riaversi dopo la morte della bambina, rimanendo con il piccolo Giuseppe, di appena due anni di età.

Ho proseguito l’indagine sui defunti per vedere se vi sono stati altri drammi del genere in famiglia, in quegli stessi anni. Ho appurato, quindi, che non sono morti altri figli, fin dove ho controllato, ossia negli altri sei anni tra il 1910 e il 1916.

A questo punto, riflettendo sulla cadenza delle nascite, sarei portato a pensare che Aldo Moro non potrebbe essere suo figlio, come vorrebbero le congetture di paese. Purtroppo, al momento non abbiamo modo di verificare subito se Salvatora abbia avuto altri figli dal 1916 in poi, perché non ci sono altri registri pubblicati online. Mi riservo, tuttavia, la facoltà di recarmi di persona all’Archivio una volta riaperto. Non trovare un altro figlio o figlia della Tota nel 1916 potrebbe essere un ulteriore tassello utile”.

Abbiamo trascurato un fatto importante. Se Aldo Moro fosse stato figlio della Tota, non dovremmo parlare di adozione, quanto piuttosto di affidamento. D’altronde una volta era quasi una prassi comune nelle famiglie numerose affidare i figli a parenti o amici pur di assicurare un presente e un futuro al nascituro/a. È evidente che Renato Moro e Fida Stinchi fossero in una posizione economica più agiata, mentre la Tota e Giovanni abitavano in una stanzetta di appena otto metri quadrati.

Chiesetta del Crocifisso, Galatina – foto di Gaetano Barreca, giugno 2020

Giunti a questo punto, eravamo ancora con il dubbio sulla questione della Tota quale possibile madre naturale di Aldo Moro. Se Francesca Margherita era nata il 19 maggio 1915, e Aldo Moro il 23 settembre dell’anno seguente, il parto di un nuovo figlio era certamente un’eventualità probabile.

A ogni modo, la congettura che vorrebbe come sua madre naturale la Tota poteva essere smentita solo con l’atto di nascita di Aldo Moro. E questo andava verificato, prima di tutto, al Comune di Maglie.

Continua in Il caso Galatina 5: l’atto di nascita di Aldo Moro

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NOTE:
Don Salvatore Bello, Don Fedele, Il mio cuore sacerdotale, Edizioni Il Campanile, 2018, pp. 195 – 196.

Don Fedele Lazari nasce il 9 novembre 1929 a Galatina. Ordinato sacerdote nel 1954 fu parroco del Crocifisso dal 3 ottobre 1954 al 14 settembre 1973 e quindi segretario dell’Arcivescovo Raffaele Calabria a Benevento. Conosciuto da tutti come il Parroco di Galatina, fu preposto della Chiesa Madre della città leccese dal 1992 al 2006. Sacerdote molto impegnato nella vita sociale della città, schierato sempre in difesa dei più deboli, si spense nella notte del 29 settembre 2016, lasciando un grande vuoto nelle anime di molti fedeli e laici.

Foto di copertina: Donna con bambino in braccio e ragazzi in una strada di Melissa, 1950-60. Scatto di Ernesto Treccani.

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