Gaetano Barreca è l’autore del libro di cui vi voglio parlare oggi: “Inquietudini di cera”. A cosa vi fa pensare, nell’ambito della letteratura classica, questo materiale? Al volo di Icaro? Avete fatto centro! Moltissimi sono i riferimenti di questo tipo all’interno del volume che, nonostante la poca ampiezza, riesce a darci un’impostazione decisa e concreta. Oltretutto in alcune parti si fa anche riferimento al mito del Minotauro, a sua volta ricollegato all’ideale dell’uomo di volare, rappresentato proprio dalle ali in cera.
La copertina ha una pertinenza mirabolante: nonostante sia molto semplice riesce a esprimere la dualità del Bene e del Male all’interno della fase di scrittura; e la cera? A mio avviso, e spero di aver colto bene il significato, c’è un riferimento all’uso antico di scrivere su tavolette di cera per modellare i vari caratteri.
Il libro si struttura attraverso dei particolari racconti, di cui uno è intitolato proprio “Inquietudini di cera” e, neanche a dirlo, è il perno di tutto il volume. Non ci troviamo d’avanti a una semplice raccolta ma a un viaggio all’interno della coscienza del protagonista-autore, che esprime tutto se stesso attraverso la rievocazione di fatti raccontati sia da lui che da altre persone. E capisco di essere sulla strada giusta per la comprensione di questo ermetico volume quando mi imbatto in alcune poesie come “Le mani di Icaro” e “Amor eterno”. Da ricordare che il pezzo finale, Lo scrittore di rinnovata giovinezza, non è stato scritto dal Barreca ma da Angelo Nizza.
Importanti per la comprensione del testo sono le note al lettore. Troviamo citati libri e autori di tutti i tipi, da “Peter Pan” a Freud, ma l’autore ci spiazza inserendo elementi di vita reale che tutti noi conosciamo, come la Nutella e Ambra Angiolini di Non è la Rai. E poi ancora siamo incanalati in un excursus a tutto tondo in Egitto, sia per le citazioni che per l’iconografia di Khepri.
Un libro ben fatto, ma certamente non adatto a tutti. Lo consiglio per chi ha una buona preparazione alle spalle, perché altrimenti potrebbe risultare troppo difficile.
Articolo tratto da Non riesco a saziarmi di libri
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