L’interesse manifestato da alcune scuole estere di italiano a Melbourne, Londra e Washington DC per il mio romanzo a carattere esistenziale mi ha spinto a ridestare dalla morte i Romeo e Giulietta del ventunesimo secolo. Questo brano è la provvisoria bozza del seguito che sto scrivendo. L’ambientazione è quella di Ostuni, Perugia, Londra e Parigi, luoghi che ho visitato recentemente per scrivere questo libro. Il breve capitolo dell’insolito sequel di Inquietudini di Cera prende il nome provvisorio di Note sul suicidio di Eva. Dove Eva rappresenta la donna, la madre primordiale e biologica – la sua perdita nuovi contrasti che faranno svegliare il protagonista a una nuova consapevolezza della vita.
Chi ha letto e conosciuto la storia di Icaro nel romanzo Inquietudini di Cera, e dunque la sua conclusione, si aspetti adesso altri incredibili colpi di scena. Il poeta di cera tornerà presto in libreria e vi rapirà portandovi in un viaggio senza eguali fatto di arte, musei e tanti luoghi e città da farvi conoscere. Mangerete un bagel alla Brick Lane Bakery, prenderete un tè e assaggerete le torte preparate in casa Freud dalla sua governante Miss Paula Fichtl, da non confondere con Miss Jessica Fletcher. Nel giardino del dottore farete la conoscenza di Khalid, personaggio ambiguo e fascinoso. Dal mondo visto con la sensibilità di un Poeta di cera vi improvviserete clienti dell’eurostar che da Londra San Pancreas vi farà attraversare il tunnel della Manica per arrivare a Parigi. Visiterete il Musè d’Orsay con i quadri di Van Gogh e gli Impressionisti e la storica libreria della Shakespeare Company, ubicata proprio di fronte alla gotica cattedrale di Notre Dame. Seguendo la seconda stella a destra si ritornerà a Londra ancora per pochi giorni, le vacanze estive di Icaro non saranno finite, ma una telefonata improvvisa lo chiamerà a rientrare in Puglia, nella città dei suoi veri genitori.
Tanta vita ancora da scrivere e raccontare nel mio nuovo romanzo e nell’attesa mi farebbe piacere deliziarvi con questa bozza del mio progetto, curioso di ricevere le vostre impressioni.
Siete pronti a decollare?
“The British Museum, Londra 25 agosto 2012
(…)
Mentre mi nutrivo come una sanguisuga del sapere di quell’uomo, sentii il telefono vibrare con insistenza dentro la tasca. Sesto senso o no, la notte precedente i miei sogni mi avevano condotto di nuovo al numero civico 4 e, probabilmente suggestionato dalla visita in casa Freud del giorno prima, affacciatomi alla finestra avevo visto dei lupi neri appollaiati su un grande albero. I loro denti erano bianchi come il latte e macchiati di sangue. Quella notte, spaventato dal loro ululare insistente mi ero svegliato di soprassalto, scoprendo che avevo associato inconsciamente il suono della sveglia del cellulare al rumore dei lupi.
Il mio tour alla scoperta del mondo ai tempi di Shakespeare continuava. Mi persi nella sua storia e, assistendo alle sublimi interpretazioni di Paterson Joseph nei panni di Bruto, Harriet Walter in Cleopatra Jonjo O’Neill in Riccardo III e, ancora, nella magnificenza della città di Venezia, avvertii il telefono vibrare nuovamente con insistenza. Lo presi dalla tasca e il numero chiamante risultava sconosciuto. Un successivo messaggio di testo mi avvertiva della presenza di una registrazione nella casella vocale. Chi poteva mai essere?
Consegnata l’audioguida, l’uscita della mostra era all’interno del negozio di souvenir dedicato ai tanti preziosi oggetti del museo. Lo oltrepassai e mi trovai sovrastato dalla grande cupola di vetro della corte centrale, resa immensa dai due Totem che si innalzavano imponenti per raggiungere le lontane nuvole. In quella breve sensazione di respiro più ampio e marmi bianchi, rinnovai il coraggio e ascoltai il messaggio. Un messaggio che ancora una volta scardinò la mia pace apparente.
“Ciao Icaro sono Benedetta, tua sorella! Ho avuto il tuo numero dai tuoi adottivi che mi hanno riferito che ti trovi attualmente a Londra. Mi dispiace rovinarti la vacanza, questa storia secca molto anche me, ma nostra madre è morta e nostro fratello ha chiesto anche a noi di riconoscere il corpo. Ho ancora poche notizie a riguardo, ma a quanto pare si è impiccata in bagno non prima di martoriarsi il corpo. Vieni in Puglia al più presto, grazie.”
Svelto e freddo, un messaggio sparato a zero tra due perfetti sconosciuti uniti da un gene fantasma. Io cosa c’entravo? La mia intenzione di visitare una Londra ancora in parte sconosciuta, con i suoi deliziosi tesori quali il Little Ben, il Regent Canal di Angel, il parco del Postino, i mosaici dedicati a Alfred Hitchcock nella stazione della metropolitana di Leytonstone e tanto altro ancora era forse così miseramente fallita?
Dovuto l’immediato senso di smarrimento, di rabbia e confusione. Avvertii la sensazione che non ci fosse un posto dove rifugiarmi per usare il mio scarabeo, i turisti godevano delle meraviglie del museo della civiltà umana, mentre io volevo solo sparire!
Caddi in un profondo stato confusionale e mi addentrai nelle varie gallerie del piano terra, sovrastato dalla storia medievale, dalle mummie egizie, dal Giappone, la Cina, i budda dell’India e quant’altro di incredibile l’uomo abbia potuto immaginare e creare nel suo percorso di vita.
Mi sembrò di vedere Alessandro nella sua divisa di assistente di galleria. Indossava una camicia blu e sotto la statua dell’Isola di Pasqua, sorridente, dava indicazioni in lingua inglese con il suo accento italiano a un gruppo di visitatori giapponesi.
Sfuggii! Non ora, perché?
Giunto alla galleria 4, mi ritrovai e mi soffermai davanti alla grande teca che conteneva la Stele di Rosetta e, attraverso i vetri, notai che nella successiva galleria 23, che dava poi accesso ai marmi del Partenone, la copia romana della statua di Venere mi rifiutava il suo sguardo.
Segno del destino, portai le mani ai capelli, alzando lo sguardo al cielo. Insano sussurrai il mio disaggio:
«IDDIO! Amore, cessazione e inibizione di quest’umana natura potrei sol io esserne un folle temerario? Sentimenti umani che non trovano fattezze né pace in me. Supplizio, clessidra del tempo che ruota, ripete e cola fastidiosa, fini granelli di sale sulle aperte ferite. Brucia! Fa male la debolezza ed esacro ’l cor mio che rifugge il pur odio. Il scongiurai di tramutarsi in roccia per infrangere la capsula di siffatto supplizio. Dall’oblio ebbi armistizio. Cos’io fui di vite passate da sprecar verbi e inchiostri? Del decantar di tragedie e diritti umani che spirano in Piazza san Pietro e intestardiscono il senno.»
Lo sterno era contrito, l’affanno evidente e compiuta la prosa, in tempo non feci a riportare lo sguardo sulla scura pietra che gli innumerevoli caratteri mi si catapultarono di gran fretta sul corpo, travolgendomi! Tra le urla della gente persi i sensi e caddi a terra.
Apri gli occhi e le orecchie tappate mi immaginarono in apnea, naufrago di intense emozioni.
Mai era accaduto che, senza utilizzare l’Amuleto dell’Essere, mi ritrovassi in piedi e immobile in Khepri. In stato di semi coscienza, in presenza di Anubi, pronto ad attendermi. Impaurito da quel risveglio forzato nel mio mondo, vidi il mio volto vicino e riflesso negli occhi neri della sua grande maschera sacerdotale. Senza muovere la bocca, bisbigliò queste parole: «Seti e Osiride sono figli della stessa madre possono convivere.»
Quasi volendo entrare a far parte del mio corpo, Colui della necropoli, si avvicinò privandomi del mio spazio vitale fino a scansarsi improvvisamente per far posto alla figura sopraggiungente di Horus. All’imponente passo del dio dal piccolo becco, la terra sotto i miei piedi iniziò a tremare per aprire la strada a un rettangolare altare sacrificale. Innalzatosi mi fece ritrovare sollevato su di esso: i miei piedi stranamente scalzi percepirono il freddo basalto nero.
Con un semplice gesto della mano destra, muovendola dall’alto verso il basso, un soffio d’aria troncò le mie gambe facendomi perdere l’equilibrio e mi ritrovai disteso sulla gelida pietra. Per evitare che parlassi con uno schiocco di dita azionò il mio amuleto facendo uscire da questo delle bende che avvolsero la mia bocca. Realizzato ciò, la voce di Horus tuonò nel mio mondo:
«Come pensi di riuscire ad avere fiducia negli altri se costantemente ti rinchiudi nel tuo mondo?»
Senza diritto di replica, Anubi con aggressività lanciò le umani mani verso il mio petto intenzionato a strapparmi lo scarabeo del cuore. La mia volontà di reagire riuscì a spezzare l’incantesimo di Horus.
«NOOO!» urlai il mio dissenso a più non posso tanto da creare una lieve scossa di terra in Khephri.
Seriamente infastidito per l’accaduto, Horus storse il suo piccolo becco e continuò:
«Perché ti ostini? Rimanere qui vuol dire affidarsi alle proprie paure più che alla propria vita! Non capisci che non hai più bisogno di proteggerti adesso?»
Risposi: «Maledetti dei! Perché ora reclamate il mio Amuleto?»
Horus unì le sue sopracciglia abbassando la testa, e mosse il becco a segno di sfida.
Ebbi paura e In lacrime urlai: «Cosa farò quando sarò di nuovo di solo?»
Incattivito, infastidito da tanta mia prepotenza, con un ulteriore gesto opposto della mano, mi ammutolì per poter proferire il suo verdetto:
«Hai sostituito il tuo cuore con lo scarabeo per proteggerlo, adesso non ne hai più bisogno. È tempo di scoprire le verità che ti sei negato.»
Continuò pronunziando quella frase che non avrei mai voluto ascoltare: «Tu sai chi si nasconde sotto la maschera sacerdotale di Anubi. Tu lo sai!»
Anubi si avvicinò a me con pacatezza, alzò le braccia per spogliarsi della maschera, aiutato da Horus che gli stava di spalle. Avevo paura, non volevo accettare qualcosa che il mio inconscio aveva creato per proteggermi, urlai il mio dissenso a più non posso, dimenandomi come un pazzo, legato alla bianca camicia di forza, tanto che una forte esplosione scagliò lontano i corpi del sacerdote e del dio, distruggendo il mondo che c’era intorno a noi.
Il palazzo di Luxor, i verdi prati, la sfinge con il volto di Alessandro, le lontane montagne dei libri e del pensiero, tutto era andato distrutto. Polvere e macerie rimasero intorno all’altare sacrificale che delimitava la volontà con il mondo circostante. Immagini da 11 settembre, in cui mi ritrovai a condividere l’essere vittima e carnefice. Con lo sguardo plumbeo rivolto a quel cielo or privo di vita, circondato dal volteggiare di ardenti detriti, lo scarabeo infranto sprigionò un forte bagliore che rilasciò la forma di un Ibis alato che volò verso il cielo.
Alla morte l’Akh si ricongiunse al creatore, salendo a brillare come stella. Unica e debole sorgente di luce che appartiene al cielo d’Oriente. Nei testi delle Piramidi infatti si legge “Voi sorgete dall’Orizzonte (Akhet) dove siete puri Spiriti (Akhu)”. Questo elemento lega il defunto al mondo divino.
Quando mi risvegliai, il soffitto era bianco, mi trovai sdraiato nella stanza di primo soccorso nell’ala nord della Great Court. Disteso sul lettino, sbuffai scortesemente guardandomi intorno: c’erano tre infermieri.
«I am ok now, thank you!» ringraziai,
«You had an emotional breakdown» disse un ragazzo dell’unità di primo soccorso. Quando feci per alzarmi, mi fermò con le sue mani coperte da guanti in lattice blue.
«Take your time, just spend few minutes with us.»
Risposi ad alcune domande di rito, poi allungò le mani verso le mie e sorridendomi si rivolse a me in italiano
«Quando sei svenuto ti è caduto questo dalla tasca.»
I suoi guanti accoglievano con estrema delicatezza il mio amuleto. «Mi spiace si sia scalfito. Nel negozio del museo però ne vendono altri simili, c’è una piccola riproduzione dello scarabeo di maiolica blu nel Collection Shop.»
Risposi imbarazzato: «È un Ricordo prezioso, va bene cosi.»
Ringraziandoli ancora, porsi le mie scuse per aver allertato tutta quella gente e mi dileguai.
Lasciatomi alle spalle il grande tempio dell’arte, attraversai velocemente Museum Street, mi diressi verso Tohenam Court Road dove aspettai il bus numero 38. Seduto al piano superiore del Double Decker, in quei venti minuti in cui Londra si consumava alla mia vista fugace, con la voce di donna pre registrata che chiamava ogni fermata, osservai trasecolato il mio Amuleto.
Davvero non avevo più bisogno di Khepri?
Una volta in albergo scrissi un messaggio a Khalid dicendo che non stavo bene e che sarei dovuto rientrare in Italia per problemi sopraggiunti. Niente di grave, assicurai. A chi volevo darla a bere?
Accesi il computer e prenotai il solito biglietto aereo a basso costo. Lentamente iniziai a pensare a quanto era accaduto in Khepri, al motivo per cui gli dei, alleati che io stesso avevo creato, si fossero rivoltati contro di me. Soprattutto proprio in questo momento di grande confusione esistenziale.
Prima di spegnere tutto e andare a letto, andai su Wikipedia per capire cosa stesse avvenendo tra il mio mondo egizio e quello reale. Alla voce Anima -religione dell’antico Egitto- lessi quanto segue:
Il Ba è la parte divina, totalmente spirituale, riconducibile alla personalità dell’anima di una persona.
È l’essenza soggetta alla permanenza nei mondi spirituali. Esso poteva moltiplicarsi in relazione alla potenza del suo detentore. Il Ba usciva dal corpo del defunto e vi ritornava a mummificazione avvenuta.
Bastò leggere quest’ultima parte per comprendere che potevo rientrare nel mio mondo interiore quando volevo, anche se distrutto potevo tornarci. Il telefono vibrò l’arrivo di un messaggio, era Khalid: “Italia? Vengo con te! Non vorrai mica abbandonare il tuo compagno di viaggio proprio adesso? Qualsiasi cosa sia successa, Icaro, dammi l’opportunità di starti vicino. Credimi, non sono le parole di una crocerossina ma di una persona che sta bene con te e vuole avere l’onore di conoscerti meglio”.
“Il viaggio continua dunque! Penso io a prenotare tutto, il nostro viaggio inizia domani mattina presto per Brindisi, si va in Puglia. Abbiamo il pullman che parte da Liverpool Street alle tre, saremo a London Stansted alle quattro circa, due ore prima, per imbarcare i bagagli. Si va a casa mia!”
La scelta di Khalib di voler viaggiare con me mi tranquillizzò molto, smisi di preoccuparmi di quello che sarebbe accaduto il giorno dopo.
Impostai la sveglia del cellulare alle due del mattino dimenticandomi del sonno. Poggiai il cuscino alla spalliera bianca del letto e iniziai a pormi delle domande sull’essenza del miomondo, sulla sua simbologia, iniziando proprio dal cuore. Se tutti gli organi del defunto venivano posti nei canopi e il cervello veniva tolto con un filo di ferro infilato dal naso e poi gettato via, come mai il cuore era l’unico organo che rimaneva?” …
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Categorie:Bozze d'Autore
Dear Mr. Barreca
on behalf of our little Anglo-Italian community in Hertfordshire, I am writing to you to thank you for your beautiful books: L’Amuleto dell’Essere and Inquietudini di Cera. I am in charge of a small reading group and we have decided to read your books and discuss them in order to improve our Italian.
I wish you all the best: ad maiora!!
Yours sincerely
Ms. Priscilla Smith
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