Prima di scrivere un post nel mio blog, spesso mi piace confrontare i miei pensieri con altri utenti facendo una ricerca su internet. Ampliare e paragonare, in un certo qual senso, il mio punto di vista con gente che vive la mia età.
Per quanto riguarda la crisi dei trent’anni, ho letto una miriade di cazzate! Non perché io sia un esperto, ma solo perché non ne sono ancora uscito… e ne sono felice!
Rispetto il punto di vista e le sofferenze delle persone, ma mi stupisco di come (specialmente le donne) affrontino questo momento di passaggio dall’adolescenza all’essere adulti come un: «Cazzo! Sono adulta e non sono diventata una principessa, adesso che faccio?»
Quest’avvenimento correlato al copia-incolla di pensieri del tipo: «Oh mio Dio, non sono ancora sposata…» oppure: «Oh mio Dio, non ho trovato il lavoro della mia vita…»
La vita non è una competizione, né tanto meno un «Devo fare quello che fanno tutti gli altri, altrimenti potrò esser deriso e sarò infelice per il resto della mia vita».
A questo punto vorrei sapere: esiste una faccetta emoticon che alza il sopracciglio destro e ti guarda stranito e sbalordito?
La crisi dei trent’anni, come un bel pensierino scritto alle elementari non è altro che un reso conto del vissuto sino a quel momento. È una cosa TUA, una crisi ad personam. Ciò che non è chiaro è che la crisi, o presa di coscienza di se stessi, può anche durare a lungo.
La parola C-R-I-S-I non deve essere individuata come qualcosa di ostinatamente negativo. Le supposizioni d’intenso malessere che ho estrapolato visitando i vari blog nascondono il succo dello sconvolgimento personale che si sta verificando: il primo vero rapporto d’amore con se stessi, o meglio ancora la percezione dell’importanza della propria individualità al di fuori della nostra educazione.
Gli scritti dei trentenni rivelano pressioni psicologiche, modelli di vita e realizzazioni imposte dalle società: matrimonio, lavoro, famiglia e magari una laurea correlata. Se lavori alle poste o sei dipendente pubblico sei benedetto a vita. Tutto questo tocca averlo entro i trent’anni, altrimenti sei un fallito!
Arrivati a questa punto del discorso ripropongo il mio emoticon col sopracciglio destro e aggiungo che la vita è ben più di questo. Lo sto capendo giorno dopo giorno.
Pensate realmente che chi ottiene tutto ciò sia felice? Soprattutto, perché ci danniamo l’anima nel pensiero costante che la felicità sta sempre in ciò che non abbiamo e non otteniamo?
Riformulo il mio concetto e lo espongo da un altro punto di vista: «raggiungendo lo scopo del programma automa-sociale, che cavolo ne facciamo dei restanti settanta anni della nostra vita?»
Ricordate Neo, il protagonista del film Matrix?
Bene!
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Noi viviamo in un mondo simile. Qualcuno ha deciso per noi cosa sia la felicità, l’amore, il concetto di famiglia e amicizia ma soprattutto, ed è vergognoso dirlo, chi è Dio!
Siamo quello che gli altri ci dicono di essere. Viviamo nel mondo di Matrix, ma la vita non è fantascienza. È realtà e noi possiamo scegliere se rimanere un branco di belli addormentati o avere la pazienza di volerci bene e rispettarci per quello che siamo, vivendo in società senza vivere del suo riflesso. Ecco il punto cardine della mitica rivelazione.
La crisi dei trent’anni è in sostanza il risveglio del proprio Essere. Il tempo in cui diveniamo uomini giovani.
Sono ancora contorto nel mio discorso? Mi spiego meglio: avere trent’anni è il momento della presa di posizione, del percepirsi come individuo all’interno della società. Grammaticalmente parlando: io sono, prima persona singolare del verbo essere. Matematicamente conteggiando: due più due fa quattro.
Grezzamente parlando è il tuo “SVEGLIA COGLIONE!”
Come la vivo io? Godendomela e affrontando questa crisi, ma soprattutto prendendo appunti. Sarà di fatto questo il tema del mio prossimo libro. Quando sarà finita, sono sicuro che sarò felicissimo di averla vissuta perché sarò ancor più cosciente di essere un uomo/ individuo meraviglioso!
“Sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatre, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perche’ sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, e non è cominciata la malinconia del declino. Perchè siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti; se siamo atei siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perchè anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perchè abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perchè abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perchè abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se c’incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. E’ viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui scenderemo un po’ ansimanti e tuttavia freschi. Non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e avanti e meditare sulla nostra fortuna…” Oriana Fallaci- Se il sole muore.
Prima di lasciarvi vorrei darvi il titolo di un libro stupendo, che tratta l’esperienza di un eterno adolescente alla crisi dei trent’anni: Fabio Volo, Un posto nel mondo.
Vi dedico dei video incredibili trovati in rete. Ci sentiamo presto, un abbraccio da Londra!
Gaet
Il Volo del Mattino (Fabio Volo)-La crisi secondo Albert Einstein
Pasolini intervista Ungaretti-Schifo o pietà? Tratto da “Comizi d’amore” (1964)
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– Sui Trent’anni con Audio libro
Categorie:Riflessioni
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A commento di questo interessantissimo post-articolo, mi viene subito in mente una frase di Mario Monicelli: ” La felicità è la pace con se stessi, e per averla non bisogna tradire la propria natura. “. Ricorderò sempre ciò che mi disse il ” mio ” psichiatra uscendo da una seduta, avevo 34 anni allora; mi disse, aprendo la porta: – Cerca di essere felice….- Beh, io ci sto provando!
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Ad un certo punto della vita è come se uno si accorgesse all’improvviso di come vanno le cose. Di quelli che sono i meccanismi della vita. Come se un velo cadesse e tutto fosse così chiaro, così bello e brutto allo stesso tempo. Perchè la comprensione della verità è illuminante ma anche scoraggiante, almeno all’inizio. Dopo aver vissuto dentro al mondo dei sogni ci si ritrova in mezzo alla realtà e non si sa come ci si è arrivati.
Io non credo alla felicità perchè questa parola distrugge la vita di molte persone che la rincorrono e si perdono la vita stessa. Troppe volte per mirare ad un obiettivo preciso si perdono momenti bellissimi che non hanno niente a che fare con questa insulsa parola. Ci hanno drogato con questa parola, ci hanno drogato col lieto fine, col paradiso, con la carotina davanti al muso, per renderci le cose più digeribili.
Il mio dottore non mi ha mai detto “cerca di essere felice” e lo ringrazio per non averlo detto perchè solo così sono guarita da questa favola rosa in cui mi avevano rinchiuso.
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Bellissima testimonianza Amleta, la penso proprio come te. Quel non essere felici a tutti i costi ci rende persone belle e soprattutto libere di esplorare e capire la vita con i suoi lati positivi e non. Per guarire dalla crisi dei trent’anni, infatti, basta proprio capire questo, l’importanza di essere felice capendo che questa ricerca non dipende dal volere dagli altri, ma solo da noi stessi. Il mio terapista mi parlò della “ricerca dei propri talenti” e da quel giorno la mia vita è stata un’avventura senza fine.
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