Eventi spiacevoli che accadono in modo sequenziale e senza un chiaro motivo. Stato vitale basso. Sbadigli e un persistente cerchio alla testa che interessa la zona sopra gli occhi e non accenna ad andar via. Cosa è il malocchio e perché è così temuto? In tre articoli spiegheremo i vari motivi, l’effetto sulla psiche e riveleremo la tanto ambita formula segreta per scacciarlo.
CHI CAUSA IL MALOCCHIO?
Invidia, occhiatacce, gelosia, rabbia, rancore e persino la maldicenza fanno si che energie negative possano spostarsi da un individuo a un altro, aggredendo, fors’anche in modo involontario, la sua psiche e influenzando il suo quotidiano. Il malocchio non si passa tra sconosciuti ma, generalmente, tra persone con le quali si ha avuto a che fare o con cui, probabilmente, si ha già avuto un diverbio oppure una discussione.
Ad eseguire il rito per togliere questa maledizione è la persona a cui, la notte del Santo Natale, è stato tramandato il dono. Prescelto per spiccata sensibilità e intelligenza emotiva da un anziano membro della famiglia, operando, il guaritore non chiederà mai denaro in quanto il compenso, il ritorno, potrebbe compromettere il buon esito dello scongiuro e trasformare l’atto benevolo in ripercussioni sfavorevoli verso il guaritore stesso. Secondo la tradizione contadina può, comunque, accettare per riconoscenza beni di prima necessità, come caffè, zucchero e quant’altro o una donazione a una certa associazione caritatevole, come aiuto ad animali, associazioni ecclesiastiche o altro. Il guaritore sa che il dono non è magia, ma un talento concesso dal divino. Aiutare gli altri è un atto d’amore verso la propria comunità.
Ricorda Rita Fusai, guaritrice di campagna in Sarsina, Emilia-Romagna:
“A segnare mi ha insegnato la nonna: avevo dodici anni. Era la vigilia di Natale e ricordo benissimo che tutti andarono alla messa di mezzanotte: a me però la nonna disse di non andare, di restare con lei perché mi avrebbe insegnato le parole. Eravamo in cucina, davanti al camino acceso. C’era quell’atmosfera speciale di Natale e la nonna, che aveva allora quasi ottant’anni, mi insegnò le formule, che non posso ripetere. Mi raccomandò di non dimenticarle, di non dirle mai a nessuno perché altrimenti non sarebbero servite a niente, e io glielo promisi. Mi sentii grande, importante in quel momento…”
Dal libro I guaritori di Campagna, Paola Giovetti, Edizioni Mediterranee, 2016
QUANDO SI FA IL RITO?
Il momento migliore per effettuare il rito per scacciare il maligno è dopo il tramonto. L’arrivo dell’oscurità rimanda alla notte magica del Santo Natale, la stessa notte in cui il guaritore riceve il dono. Nel solstizio d’inverno, infatti, il sole giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, e pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e invincibile sulle stesse tenebre, e proprio il 25 dicembre sembra rinascere. Ha, cioè, un nuovo Natale.
COSA SERVE PER IL RITO?
Il guaritore si munisce di un piatto fondo in ceramica, simile a quelli della minestra, una caraffa colma d’acqua e una piccola tazzina da caffè dove è custodita qualche goccia d’olio d’oliva.
PROCEDURA
La persona che sospetta di essere stata colpita dal malocchio è seduta accanto al guaritore, in silenzio, evitando di incrociare braccia e gambe. Il guaritore prende la caraffa e mantenendo il piatto con la mano sinistra riempie il piatto fondo con l’acqua. Con il pollice destro esegue per tre volte il segno della croce verso la fronte della persona che si è rivolta a lui; mentre traccia i segni della croce, il guaritore bisbiglia le parole segrete che gli sono state tramandate. Dopo che ha terminato traccia su sé stesso, per tre volte il segno della croce. Poi, sempre con la mano destra, consacra il piatto toccando i quattro bordi, alto, basso, sinistra e destra, ripetendo ancora mentalmente le altre parole segrete previste dal rito.
LA FORMULA DEL MALOCCHIO
Terminata questa fase del rituale, il guaritore intinge allora il mignolo destro dentro la tazzina di caffè e pronunciando l’ultima frase del rito “Fora malocchio intra Maria, fora malocchio intra Maria, fora malocchio intra Maria.”, lascia cadere dal dito mignolo quattro gocce di olio a formare i punti della croce dentro il piatto pieno d’acqua. Se le gocce restano ferme l’esito risulta negativo e il rito si conclude. Se a contatto con l’acqua le gocce d’olio tendono a raggiungere il centro del piatto, sfuggendo il tocco della croce e unirsi, vuol dire che il malocchio c’è. È un momento fondamentale perché sia che il risultato sia positivo o negativo, la psiche del richiedente aiuto e protezione, inizia ad accettare le difficoltà occorse e allevia il senso di frustrazione e disarmo nei confronti di energie ingestibili. La vittima, può essere salvata. Il guaritore lo rassicura dicendo che continueranno il rito una seconda volta e, se necessaria, una terza volta.
COSA SI FA SE IL MALOCCHIO È CONFERMATO?
L’acqua all’interno del piatto viene gettata via e il rito ricomincia daccapo. Si riparte con le croci alla persona che ha il malocchio, al guaritore, al piatto e Il rito di versare gocce d’olio nel piatto va ripetuto altre due volte.
In genere, già dalla seconda volta, gli “occhi” rappresentati dalle gocce d’olio, sono di dimensioni più piccole e a fatica raggiungono il centro del piatto, fino a desistere del tutto al terzo tentativo. Difatti, quasi sempre, alla terza prova l’olio non si apre per nulla, resta fermo, e come abbiamo detto all’inizio, significa che il malocchio è stato eliminato. Il richiedente avverte subito un senso di leggerezza e in pochi minuti il mal di testa, quel cerchio alla testa persistente e difficile da mandar via, svanisce.
Può capitare, però, che il malocchio sia restio alla scomparsa perché fatto da una persona malvagia e potente o, ancora, può capitare che l’olio, invece di allargarsi nel piatto, scompaia. Questo non è un buon segno, significa che ci troviamo davanti a un malocchio presente già da alcuni giorni e dunque più difficile da eliminare. Cosa fare allora? In questo raro caso, e solo in tale occasione, gli “occhi” vengono accecati gettando della cera di una candela sopra queste gocce d’olio o, in altri casi, tagliati con le forbici, e bisogna ripetere il rito il giorno dopo.
DOVE GETTARE L’ACQUA
Come suggeriscono alcuni guaritori, una volta concluso lo scongiuro contro il malocchio, è importante non gettare il contenuto del piatto nello scarico di casa o dentro il water. In presenza di un reale maleficio,infatti, le tubature potrebbero intasarsi. Il consiglio è di gettare il contenuto del piatto all’aperto, al mare, in un fiume se è possibile o in una fognatura pubblica. È importante che l’acqua che contiene l’energia negativa sia eliminata in acqua corrente, mai stagnante. Ancora, evitare di gettare il contenuto nel terriccio e/o nei pressi di una pianta o un albero perché in quanto esseri viventi potrebbero assorbire il male. Se si sarà impossibilitati a trovare un fiume o una fognatura pubblica, si potrebbe gettare il contenuto del piatto anche sull’asfalto di un incrocio (quadrivio – crocevia). La tradizione vuole che l’incrocio di quattro strade, sia un luogo magico di passaggio di spiriti, morti, streghe, etc.
LA FORMULA SEGRETA
Il dialetto è l’anima nobile di un popolo. Il suo uso richiama il primordio e racchiude, oltre il riconoscimento sociale, l’attaccamento e l’amore dei nostri avi alla propria terra. Di seguito, riporto la formula segreta di cui sono venuto a conoscenza. Proviene della mia città natia, Reggio Calabria:
“U nomi ru Patri, ru Figghiu e ru Spiritu Santu.
Ti parru cu disprezzu occhiu bruttu.
Ti scacciu pu nomi i DDiu e i Maria e ra Santissima Trinità, si (si dice il nome della persona a cui si sta togliendo il malocchio) avi u malocchiu a mari mi si ietta.
Cincu furunu i cristiani chi ti vittiru, quattru furunu chiddi chi ti rucchiaru, tri furunu chiddi chi ti livaru.
U Patri, u Figghiu, u Spiritu Santu e ra Santissima Trinità si (nome) avi u malocchiu a mari mi si ietta.
Scacciu a’nvidia, scacciu i murmurii, scacciu u malocchiu, scacciu i malilingui, scacciu a jettattura, scacciu a magia, ieu ti scacciu pu nomi i DDiu e i Maria e ra Santissima Trinità, si (nome) avi malocchiu a mari mi si ietta.
Cincu furunu i cristiani chi ti vittiru, quattru furunu chiddi chi ti rucchiaru, tri furunu chiddi chi ti livaru.
U Patri, u Figghiu, u Spiritu Santu e ra Santissima Trinità si (nome) avi u malocchiu a mari mi si ietta.
Fora malocchio intra Maria, fora malocchio intra Maria, fora malocchio intra Maria.”
SCACCIARE IL MALOCCHIO PER SEMPRE
È raro, eppure può capitare che il malocchio sia talmente potente da fare resistenza anche al più capace dei guaritori. Racconto di un’esperienza personale. Quando la mia vicina di casa tentò di togliermi il malocchio, dopo aver provato senza successo per due notti, nella terza notte, il piatto con l’olio che doveva liberarmi dal maleficio saltò per aria. Comare Natuzza, disse di non aver mai visto una maledizione così potente, ma mi tranquillizzò dicendomi che avrebbe fatto ricorso a un antichissimo rituale per i molti dimenticato e tramandato a lei dalla sua bisnonna. La tecnica della tegola. Ma di questo, della validità scientifica del malocchio e della profezia che si autoavvera, parlerò nel prossimo articolo.
Continua qui: il più antico scongiuro per scacciare il malocchio – il rito della tegola
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Traduzione: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ti parlo con disprezzo occhio brutto. Ti scaccio in nome di Dio e di Maria e della Santissima Trinità, se (si dice il nome della persona a cui si sta togliendo il malocchio) ha il malocchio che vada a finire in mare. Cinque sono stati che ti hanno visto, quattro sono stati quelli che ti hanno adocchiato, tre sono stati quelli che ti hanno scacciato. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e la Santissima Trinità, se (nome) ha il malocchio che vada a finire in mare. Scaccio l’invidia, scaccio i mormorii, scaccio il malocchio, scaccio le malelingue, scaccio la jettatura, scaccio la magia, io ti scaccio in nome di Dio e di Maria e della Santissima Trinità, se (nome) ha il malocchio che vada a finire in mare. Cinque sono stati che ti hanno visto, quattro sono stati quelli che ti hanno adocchiato, tre sono stati quelli che ti hanno scacciato. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e la Santissima Trinità, se (nome) ha il malocchio che vada a finire in mare. Fuori il malocchio dentro Maria, fuori il malocchio dentro Maria, fuori il malocchio dentro Maria.”
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Categorie:Di Ruderi e Scrittura, Malocchio
Articolo interessante, peccato ke non trovo nessuno ke mi insegni il rito
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Anna Maria Santoro imparalo la notte del 24 dicembre. Ti consiglio la lettura del libro,l’ho trovato ricco di ricordi e di avvenimenti.troverai anche le formule.io so farlo da anni ma come faccio a mostrarlo…?e’un rito molto serio e privato.
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Si tramanda da generazione, dalle trisavole, bisnonne, nonne, mamme. Bisogna avere energie buone credere fermamente, essere sempre positivi ed aiutare gli altri. Queste sono le cose fondamentali, non è una ricetta x fare le tagliatelle.
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articolo molto interessante , nella mia famiglia (puglia), si tramandata il rito da sempre .io sono l’ultima della progenie che custodisce la formula , e questo Natale la passo a mia figlia primogenita.la formula è molto simile cambia di poco.
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Un buon articolo fatto bene e molto chiaro
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Grazie Patrizia, felice ti sia piaciuto. Presto pubblicherò altri articoli sull’argomento.
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Ma se viene detto così il rito non funziona piú o sbaglio?
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Mia madre mi disse che un giorno alla vigilia di Natale allo scoccare della mezzanotte in chiesa mi avrebbe insegnato il rito ma purtroppo non c’è stato il tempo lei ora è anima e magari mi proteggerà ❤😥
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Ricordo che da piccola avevo sempre mal di pancia e le suore mi portavano da questa signora che sapeva la formula.
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Santina Sconza ma quello non è il malocchio… Così si tagliano i vermi ed é una procedura diversa 😉
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La mia nonna toglieva il malocchio! Non mi ha mai voluto dire quale fossero le parole che recitava durata il rito, era tutto molto serio, prendeva lo stesso piatto ci metteva l’acqua e la fede
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È sufficiente rivolgersi ad un commercialista. Anche lui è esperto di fatture. 😂😂😂
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Io ho imparato ha farlo da una signora anziana
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Una mia zia sapeva fare questo rito (ereditato dalla mia bisnonna la notte di Natale). Lo fece anche a me e mi disse che non aveva mai visto qualcuno che aveva tanto malocchio come me. Avrebbe avuto bisogno di 3 giorni per togliermelo ma era in partenza e non se ne fece nulla. Un mio amico ( un rito diverso però) me l’ha fatto e ha trovato le stesse cose perché ha avuto un forte mal di testa ( mi ha spiegato che prende su di se’ il malocchio che ha la persona. Mi ha insegnato il rito
La notte di Natale). Non ci credo totalmente, , credo che sia più efficace il non dar peso, però sono molto incuriosita e penso anche che siano cose che se possono aiutare a star meglio, perché no?
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Ho avuto sempre il dubbio nel crederci,ma oggi mi rendo fortunata nel avermelo fatto insegnare da mia nonna.
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Mia madre me lo faceva sempre riempiva il piatto con acqua poi diceva parole e metteva 3 gocce di olio e faceva roteare sulla testa dopo aver fatto il segno della croce,mia madre è morta gennaio 22 a 94 anni avevo scritto le parole ma non le trovo più,lei ce le ha ? Grazie di cuore
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A me l’hanno insegnato e credo in queste cose….. anche se per la Chiesa non é ammesso un rito del genere!
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la nonna e la mamma lo sapevano fare. Come mi mancano tutte e due.
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Fortunatamente non c’ho mai creduto….conosco gente che va in panico,e non è positivo
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Grazie, mi avete fatto ricordare la mia Nonna venuta a mancare quasi 2 anni fa.
Era Calabrese, di un paesino dell’Aspromonte ❤
Nonniceja mia ❤
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Grazie 💕💕
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Mia madre la sa fare ,a noi figli non ha mai voluto insegnarla perché la persona che gliela tramando è morto in circostanza strana è anche la figlia di questa persona,in pratica dice mia madre che va ripetuta una sola volta se la impari tutta va bene se no niente ,l’anno successivo notte di Natale si riprova ,mia madre non ricordò una parola e questa ragazza gliela suggerì. Dice che qualcosa di più grande se li portò via e quindi a noi non vuole insegnarla x questo . Ogni tanto ricorriamo a lei quando abbiamo dolori alla testa un aura invalidante.
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Articolo interessantissimo. Rientra nella credenza popolare che secondo me è ancora molto presente. Io sono di Bologna e nei pressi del mio quartiere esisteva una signora che chiamavano la “sanpira”, e si diceva che fosse bravissima a segnare. Ora non c’è più e chissà da qualche altra parte c’è qualche altra persona che “segna” per esempio il fuoco sacro. Grazie.
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