Aldo Moro, Il Caso Galatina

Gli Stinchi di Calabria, i nonni di Aldo Moro e il terremoto del 1908

“Ho chiesto ora a mia madre, scrivo subito per non dimenticare.” Inizia con questa frase l’interessante intervista che qui riporto. In un messaggio privato, Erminia mi scrive che negli anni 60, da piccolina si recava sempre a Catanzaro con le zie a trovare una loro cugina, Ada Stinchi, zia diretta di Aldo Moro.

Non riuscendo a trovare ulteriori informazioni sulla madre di Aldo Moro, Fida Maria Stinchi, che tanto mi aveva affascinato come figura di donna forte e illuminata, ho invitato Erminia a parlarmi un po’ di più di questa loro parentela. Ebbene, grazie anche a un disegno della ora anziana zia Pina, e dei ricordi delle sue prozie che spesso amavano ripetere le stesse cose di fatti antichi, siamo riusciti a strappare un momento di storia e vita familiare di inizio secolo in Calabria.

Fida Maria Stinchi
(Cosenza, 14 luglio 1879 – Bari, 15 febbraio 1939)

“La sorella della nonna di mia madre, e quindi della mia bisnonna, – spiega Erminia – aveva sposato in seconde nozze l’ingegnere Stinchi. Mia mamma lo chiamava lo zio Ingegnere.

Il signor Stinchi era vedovo ed aveva già una figlia dalla prima moglie, Fida. In seconde nozze ha avuto Ada, ed un altro figlio, mia madre non ricorda il nome. Gli Stinchi erano quindi cugini di mia nonna e delle mie prozie che io chiamavo zie perché mi hanno cresciuta.

Questo zio ingegnere lavorava nelle Ferrovie del Regno d’Italia e si trasferiva spesso, ad esempio si trovava a Reggio Calabria con tutta la famiglia quando ci fu il terremoto di Reggio e Messina del 1908.”

“Ho raccolto altre notizie da Zia Pina (sorella di mia mamma di 87 anni e professoressa in pensione): la sorella della nonna di mia madre si chiamava Maria Cacia (zia Mariuccia) ed ha sposato un certo Nicola Stinchi (lo chiamavano lo zio Ingegnere, ma in realtà era un geometra. Nel 1905 si realizzò la nazionalizzazione delle ferrovie nate nel Regno borbonico delle Due Sicilie e con la nascita delle Ferrovie dello Stato, Stinchi copriva un importante posto. Era  gente colta e perbene, purtroppo, mia zia, non sa riferire dove era nato.”

“Il Geometra Nicola Stinchi era vedovo ed aveva una figlia, Maria Fida, si ricorda mia zia che Fida aveva anche un altro nome, Maria. Dalle seconde nozze sono nati quattro figli: Mario, Enzo, Aldo ed Ada. La prima moglie dell’ingegnere morì perché era malata da tempo, di un brutto male. Fida è rimasta orfana molto presto, ma comunque era in buoni rapporti con i nuovi parenti, con la matrigna ed i fratellastri, di sicuro con i fratellastri e la sorellastra. Ti invio un piccolo riassunto della progenie di mia zia.”

Nel 1908, Fida Stinchi ha 29 anni aveva già pubblicato un breve saggio di pedagogia sulla Scuola Popolare, partecipato fiera alla lotta per l’emancipazione delle donne e il diritto all’istruzione per tutti e produceva già articoli d’interesse per Cronaca di Calabria. Un anno o due dopo, in occasione di uno dei tanti convegni sui temi della scuola e la questione degli insegnanti, conobbe Renato Ermele Riario Moro (1876 – 1957), ispettore scolastico per le scuole elementari del Regno e insieme a lei futuro genitore dell’illustre statista e padre costituente Aldo Moro.

La testimonianza dei nonni di Aldo Moro al terremoto di

Reggio Calabria e Messina del 1908

Il 28 dicembre 1908, l’ingegnere Stinchi e la famiglia si trovano a Reggio Calabria, città che un tempo vantava piazze e giardini pieni di sole, ora ridotti a tombe di vivi. Come molti, alle 05:20 del lunedì, la famiglia Stinchi era a letto quando una violenta scossa di magnitudo 7.1, durata 37 secondi, sorprendono Reggio e Messina nel sonno. Un’area di seimila chilometri quadrati è improvvisamente devastata. Migliaia di persone sono intrappolate sotto le rovine. Per molte ore il resto dell’Italia non ne saprà nulla.

Collezione privata Gaetano Barreca

A Cosenza un sussulto del terreno svegliò Fida e i cosentini. Molti nel ricordo del terremoto che colpì e devastò le loro zone tre anni prima, decisero di rimanere in strada. Sulle due città dello stretto iniziò a scendere una pioggia sottile che continuerà per giorni. Messina, il capoluogo economico e geografico dello Stretto e il cui porto era di importanza strategica e commerciale lungo le rotte che collegavano i bacini del Tirreno e del Mediterraneo centrale con il canale di Suez, fu inoltre affetta da uno tsunami. A pochi minuti dal terremoto infatti, tre ondate alte dai sei ai dodici metri spazzano la costa sud di Messina. Il bilancio del terremoto fu di 120.000 vittime, di cui 80.000 in Sicilia. Duemila furono le morti dovute dallo Tsunami. Messina ha perso il 42% dei suoi abitanti, Reggio perse  il 27% dei suoi abitanti.

Domenica del Corriere, 10-17 gennaio 1909
Collezione privata Gaetano Barreca

I primi soccorsi nelle due città dello stretto sono portati da una  squadra navale russa all’alba del 29 dicembre. Il 30 dicembre arriva una squadra di inglesi partita da Malta. In quello stesso giorno, il Corriere della Sera, esce con il titolo: “ORA DI STRAZIO E DI MORTE. Due città d’Italia distrutte. I nostri fratelli uccisi a decine di migliaia a Reggio e Messina. I Sovrani verso i paesi della sventura – La solidarietà dell’Italia nel dolore”. L’intero Regno sa così che a Reggio e a Messina, interi quartieri sono crollati. Sotto le macerie di case, ospedali e caserme sono scomparsi interi nuclei familiari, malati, funzionari, guardie e soldati.

La famiglia Stinchi si salva. Erminia racconta che i suoi avi riescono a salvarsi nascondendosi sotto un tavolo. Tramanda un racconto di famiglia, che concluso il tremore ingrato della terra, quando la matrigna di Fida si guardò allo specchio non si riconobbe. Dal grande spavento le diventarono tutti i capelli bianchi.

Nel 1909 l’Italia adotta delle nuove norme edilizie, le prime nel mondo, che stabiliscono dove e come si può costruire nelle zone sismiche insieme alle dimensione degli edifici e delle strade.

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Bibliografia

  • Baratta M. (1910), La catastrofe sismica calabro messinese (28 dicembre 1908). Relazione alla Società Geografica Italiana, 2 voll., Roma.
  • Guidoboni E. e Mariotti D. (2008), Il terremoto e il maremoto del 1908: effetti e parametri sismici, in Il terremoto e il maremoto del 28 dicembre 1908, DPC-INGV, Roma-Bologna 2008, pp. 17-136.
  • La Domenica del Corriere, 10-17 gennaio 1909.
  • Lucio Villari, Nove minuti che fecero una storia – 1839-1989: I centocinquant’anni delle Ferrovie Italiane., in Voci della rotaia, numero speciale 8/9, Roma, Ferrovie dello Stato, 1989.

10 risposte »

  1. Ricordo che la mia mamma (*1912+1995)mi raccontava del terremoto del 1908 che anche la Basilicata ebbe morti.Nel momento in cui la terra tremava nacque un bimbo che fu chiamato Emilio e soprannominato per tutta la sua vita “Emilio Tirramot”*Terremoto*

    Scusate il mio scritto in quanto non appropriato alla famiglia Moro,*stimata persona della storia politica italiana*,ma è solo in riferimento alle”tragedie naturali”che l’Italia meridionale*ha subito.

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  2. Quella nave russa che aveva soccorso gli abitanti era un incrociatore e si chiamava Aurora . Nel film di Eisenstein divenne la corazzata Potemkin. Fu quella stessa nave a dare inizio alla Rivoluzione d’ottobre. A Palermo c’è una targa che commemora l’evento ringraziando l.’Aurora per i soccorsi ricevuti.

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  3. 1908.
    27 dicembre
    Terremoto di Messina.
    I miei bisnonni, nonno Mimi e nonna Concetta d’Albora e i loro 7 figli, tra cui mio nonno Alberto, si salvarono tutti, rifugiandosi sotto un muri maestri e poi calandosi con le lenzuola. Solo uno si ferì.
    Ma poi. si trasferirono a Napoli lasciando Messina e le isole Eolie, Lipari e Salina, loro luogo di origine.
    Comprarono, non fu un caso, una proprieta’ a Miseno, promontorio di tufo giallo come Salina, nome derivante dai Messeni e da Miseno, mitologico trombettiere di Enea citato nell’Eneide. Promontorio tra il mare pescoso e l’archeologia che emergeva dappertutto.
    In quella giornata infausta, tutte le mie origini.
    Ogni sciagura pianta nuovi semi.
    I semi della pandemia stanno germogliando ma noi non li vediamo.
    Eppure il futuro sta nascendo ora.

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  4. Intervenne per prima la Marina russa che si trovava in quella zona. A Messina viene sempre celebrato l’anniversario. C’è una lapide e un monumento che lo ricorda..non so se c’è scritto anche nome della nave da guerra russa che partecipò alle prime ricerche dei superstiti

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