Aldo Moro, Il Caso Galatina

Fida Maria Stinchi, la madre di Aldo Moro

Sul passaggio di Renato Moro a Cosenza e del suo incontro con Fida Stinchi

Le informazioni che si ottengono sulla figura di Fida Stinchi giungono rare e spesso contraddittorie.

Il libro Aldo Moro, un italiano diverso, edito nel 1968, è considerata la prima biografia ufficiale di Aldo Moro. Relativamente alla madre di Moro, nel suddetto testo si legge che, al contrario del padre Renato (che fu un diligentissimo servitore dello Stato in perfetto stile ottocentesco, molto in vista, con colletto inamidato, abiti scuri e occhiali a pince-nez), sua madre Fida era poco conosciuta e si dedicò principalmente alle incombenze di casalinga, fu dedita alla famiglia e al culto di Dio, come d’altronde tante mamme del tempo, specie quelle del Sud.

In altre biografie, però, Fida emerge come una donna illuminata e un’ottima insegnante, a volte viene definita come una giornalista o una pubblicista. Mai una data e nessun’altra informazione.

Fida Maria Stinchi e Renato Moro, genitori dello statista Aldo Moro

Ho pertanto intervistato una serie di persone a Cosenza che potessero essere entrate in contatto con lei o che potessero avere informazioni su di lei. Tutti ricordano che Fida studiò all’Istituto Magistrale Lucrezia della Valle e che, quando nel 1964 fu creata la sede distaccata di quell’istituto, a lei fu dedicato il nome della scuola.

L’Istituto Magistrale numero 2 Fida Stinchi fu attivo dal 1964 al 1991. I cosentini mi hanno riferito, inoltre, che Fida abitò in via San Francesco D’Assisi e concordano che gli Stinchi erano una famiglia di gente colta e raffinata, tipica espressione di una certa tradizionale Intellighenzia cosentina.

Da qui partono finalmente le mie ricerche.

Dopo aver trattato di Aldo Moro, il caso Galatina, in cui si voleva che la vera madre dello statista fosse la Tota, una serva abusata dal suo padrone che diede poi il bimbo in adozione per garantirgli un futuro migliore, e in cui un’anziana testimoniava di averlo conosciuto in orfanotrofio, interessarmi alla vera madre del Presidente del Consiglio mi sembrava un tributo dovuto da parte mia. Perciò, ho spulciato in diversi archivi alla ricerca di atti di nascita e di matrimonio, sono entrato in contatto con biblioteche e studiosi, ho letto tanti ma tanti testi ormai rari recuperati nelle librerie dell’usato… ed ecco cosa ho trovato.

Quella che segue è l’incredibile vita di Fida Stinchi.

Cappello in mano, il 15 luglio 1879 alle ore 11:18 antimeridiane al messo comunale della città di Cosenza si presenta Nicola Stinchi di Vincenzo, di anni 24, impiegato, domiciliato in via San Francesco d’Assisi. Il signor Nicola adempie alle formule di registrazione dei nuovi nati dichiarando che il 14 luglio 1879 dalla sua legittima moglie, Felicia Lanzillo di anni 31, è nata Fida Maria Stinchi. Testimoni: i signori Bruno Ambrogio, di anni 60, e Fedele Foglia, di anni 60, sarto, che dichiarano di non saper firmare.

Sono anni interessanti e sovversivi quelli in cui crescono e vivono Fida Stinchi e Renato Moro, anni in cui i liberali italiani hanno ormai individuato da tempo lo stretto legame che esiste fra ideali nazionali e iniziative educative.

Per capire al meglio in che contesto Fida e Renato si muovono lavorativamente, si incontrano e si innamorano, bisogna tracciare un breve itinerario concentrandoci soprattutto sulla nascita delle scuole dell’infanzia in Italia.

Occorre dunque partire dagli anni Venti dell’Ottocento e dalle difficilissime condizioni di vita del proletariato, tanto per problematiche abitative quanto lavorative e alimentari. L’estrema povertà si accompagna, all’epoca, alla pratica dei matrimoni in giovane età per evitare il peso della leva obbligatoria e all’idea dell’affidamento anonimo dei bambini ai brefotrofi come di un vero e proprio diritto per preservare il potenziale della forza lavoro senza doverne sostenere i costi di mantenimento.

In Italia il primo asilo nido, il Pio Ricovero per bambini lattanti e slattati per i figli delle operaie, viene fondato a Milano nel 1850. Si tratta di un’istituzione laica e gratuita voluta fortemente dalla filantropa Laura Solera Mantegazza e da un gruppo di studiosi che denunciano a gran voce il fenomeno dell’abbandono minorile. È proprio grazie al diffondersi dei ricoveri che viene abolita, nel 1868, la Ruota degli esposti, dove i bambini venivano abbandonati da ignoti genitori. La gente del volgo di Napoli e della Calabria, dal linguaggio sempre poetico, dà a questi trovatelli il nome di Figli della Madonna.

I primi asili, però, si configurano come sale di custodia, d’attesa, perlopiù degradate e prive di alcuna finalità educativa o di miglioramento delle condizioni di vita per l’infanzia. Troppo spesso queste sale sono gestite da donne di minima o nulla istruzione, che per pochi soldi accettano di accudire i bambini tenendoli ammassati in ambienti malsani, sporchi e scarsamente aerati. Si calcola che su 573 esposti ne muoiano 554 in un anno, cioè il 90.35% degli arrivati.

I Trovatelli, pagina 8

Al compimento del settimo anno di età, poi, la situazione dei bambini delle classi più povere peggiora ulteriormente poiché, invece di frequentare la scuola, vengono precocemente avviati al mondo del lavoro: i più fortunati sono impiegati come garzoni nelle botteghe di artigiani, altri nel lavoro agricolo, altri ancora nelle filande e nelle prime fabbriche.

Si parla di carità privata, ma in realtà prevale un forte conservatorismo sociale che intende tali sale di custodia come una forma di contenimento di potenziali sbocchi rivoluzionari. Agli inizi dell’Ottocento, le teorie proposte dall’abate di Cremona, Ferrante Aporti, per inserire l’istruzione negli asili sono aspramente avversate dalla Chiesa, tanto che Papa Gregorio XVI nel 1837 emana addirittura un editto che vieta l’apertura degli asili nello Stato Pontificio, considerandoli “pericolosi strumenti di diffusione delle idee socialiste in grado di destabilizzare l’ordine costituito”. E nello stesso anno, persino il Conte Monaldo Leopardi,  esponente del pensiero controrivoluzionario e padre del sommo poeta Giacomo Leopardi, arriva a scrivere in forma di anonimato Le Illusioni della Pubblica Carità, un libello contro tutti gli istituti di pubblica beneficenza in cui definisce gli asili come vera invenzione diabolica.

  • “I poveri, e molto più i poveri mendicanti, sono certamente un’afflizione considerabile nella vita sociale. Ributtano con l’aspetto del loro sucidume, contristano con la considerazione della loro sventura, e molestano con l’assiduità della petulanza. […]”  

e ancora: 

  • “Se però scenderemo nel fondo del nostro cuore, e saremo sinceri con noi medesimi, dovendo riconoscere, che quelle liberalità non le usiamo verso i mendichi perché sono poveri, ma perché sono molesti; che paghiamo il nostro contributo al ricovero dei mendicanti per vederne sgomberata la città con quello spirito istesso con cui paghiamo ai raccoglitori di letame per vederne mondate le strade.”

Con questa premessa storica sul percorso per una educazione pubblica e accessibile a tutti, inizia la storia di Fida Maria Stinchi.

Continua qui: Fida Maria Stinchi, la madre di Aldo Moro – seconda parte

©️ Tutti i diritti riservati

Bene, siamo giunti al termine anche di questo articolo, spero sia stata una lettura interessante per te. Se ti è piaciuto, ti invito a condividerla sui social network e seguirmi su Instagram. Non dimenticare di iscriverti al blog per rimanere sempre aggiornato/a sugli ultimi articoli, alla prossima!

Hai qualcosa che vorresti condividere con la nostra community? Commenta qui sotto 👇

_________________________

Bibliografia:

  • F. Stinchi, La donna in Calabria nei suoi rapporti con l’educazione, in Lega Magistrale di Cosenza, Secondo Congresso magistrale calabrese, 1908.
  • Renato Moro,  La formazione giovanile di Aldo Moro, in Storia Contemporanea, XIV/6, 803-968, 1983.
  • Nicola Trebisacce, Fida Stinchi, maestra giardiniera e donna intellettuale, in Rivista di Storia dell’educazione, 2, 2015, pp. 185-194. 
  • Giovanni Acquaviva, Aldo Moro, un italiano diverso, Edizioni Magna Grecia, 1968
  • Antonio Rossano, L’altro Moro, edizioni Sugarco, 1985
  • Agnese Moro, Un Uomo Così, ricordando mio padre, Bur saggi Rizzoli, 2018
  • Giovanni Domanico, I Trovatelli, Cultura Socialista, Milano 1880
  • Conte Monaldo Leopardi, Le Illusioni della Pubblica Carità, 1837
  • I diritti della scuola, Tip. G. Martinelli, 1908, p.86
  • Fida Stinchi, La scuola popolare, Napoli, Pansini, 1907, pp. 20.
  • Fida Stinchi, Noi … e gli altri, in «Cronaca di Calabria», n. 104 del 24 dicembre 1908, p. 2;
  • Fida Stinchi, Melanconie d’autunno, in «Cronaca di Calabria», n. 87 del 21 ottobre 1909, p. 2;
  • Fida Stinchi, Una benefica istituzione, in «Cronaca di Calabria», n. 47 del 12 giugno 1910, p. 3.
  • La conferenza di Fida Stinchi, in «Cronaca di Calabria», n. 5 del 18 gennaio 1911, pp. 1-2.
  • Fida Stinchi, L’avvenire è nostro, in «Cronaca di Calabria», n. 104 del 7 dicembre 1911.
  • L’on. Daneo e la Scuola in Calabria, in «Cronaca di Calabria», 26 marzo 1914.
  • Duilio Presutti, Renato Moro: maestro d’oltretomba, Tip. Rinascimento, Roma 1964.
  • D. Bertoni Jovine, La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri, Roma, 1967, p. 168.
  • Luigi Rodotà, Visioni e voci della vecchia Cosenza, Pellegrini Editore, Cosenza, 1969, p.68-69.

Si ringraziano:

  • Il Professor Renato Moro per la gentilezza riservata.
  • Il Professor Giuseppe Trebisacce per aver condiviso materiale ormai fuori stampa.
  • Don Saverio Paternoster di Altamura per l’aiuto offerto a trovare la richiesta delle pubblicazioni matrimoniali di Renato Moro e Fida Stinchi
  • La Biblioteca Malatestiana – Comune di Cesena
  • La Biblioteca Melchiorre Dèlfico – Comune di Teramo
  • La Biblioteca civica Girolamo Tartarotti – Comune di Rovereto
  • La Biblioteca dell’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena
  • I gruppi Facebook: il senso del tempo, il valore di un posto Cosenza e Cosenza di una volta

45 risposte »

  1. Complimenti per la ricerca di questa donna straordinaria che fece tanto per la scuola. Ma sono meravigliata che Cosenza non abbia intitolato nemmeno una strada. Sembra strano visto che conosceva Nicola Misasi capostipite della grande famiglia Misasi e Pasquale Rossi al quale fu dedicata una Via a Cosenza, mentre la Signora Fida fu dimenticata negli annali proprio dalla Democrazia Christiana.

    Piace a 1 persona

  2. Su Aldo Moro, recenti ricerche documentate affermano che lui fu adottato da una famiglia della buona borghesia leccese. In realtà era figlio di un facoltoso uomo e della sua domestica. La famiglia adottiva lo ha cresciuto con amore.

    Piace a 1 persona

    • Gentile lettore, trova queste le ricerche sulla probabile adozione di Aldo Moro in questo sito, sono studi da me fatti con intento socio antropolgico. Ho trovato interessante che un’intera città credesse la Tota fosse la madre dello statista. In realtà, le mie ricerche tendono a confermare quello che si sapeva da sempre, cioè, che benché i Moro avessero origini a Galatina, la vera madre di Aldo Moro fu la calabrese Fida Stinchi. Di cui oggi, grazie a quel lungo viaggio iniziato con la storia della Tota, giungo a scoprire e proporvi la vita di questa grande donna, per lo più dimenticata.

      https://diruderiediscrittura.wordpress.com/…/aldo-moro…/

      "Mi piace"

  3. Bel racconto…letto! Aveva un bel caratterino e personalità intelligente ” la signorina” così come la chiamavano..ha tanto combattuto a quei tempi a favore dell’ istruzione e del cambiamento. Brava la “signorina”!

    Piace a 1 persona

  4. E mi viene da aggiungere, che bisognerebbe ricordare di più il cammino fatto dalle donne in un secolo, ma soprattutto nella difesa dell’infanzia. La civiltà occidentale merita di essere apprezzata per questo.

    Piace a 1 persona

  5. Non conoscevo la storia di questa grande donna, che dire ….grazie al coraggio e l’intraprendenza di queste figure di spicco ,che siamo diventate le donne di oggi

    "Mi piace"

  6. Marina C, la mamma di Aldo Moro è stata sempre Fida Maria Stinchi di Cosenza. La Tota di Galatina, che si dice fu la vera madre di Aldo Moro, dopo un attento studio da me fatto, si è capito che era in realtà la zia di Aldo Moro che come lui aveva il famoso ciuffo bianco. Come sa Aldo Moro è nato a Maglie, nel leccese, ma è andato via quando era troppo piccolo e non può avere li legame e ricordi, probabilmente a Bari ha vissuto gli anni della sua formazione, ma non credo che si definì mai barese o quant’altro. Lui era italiano, questo gli bastava per fare del suo meglio per il nostro popolo.

    Aldo Moro – il caso Galatina

    "Mi piace"

  7. Conoscere ci aiuta.
    Non poco.
    Sono aspetti interessanti.
    E importanti.
    La Chiesa combatteva tenacemente molti cambiamenti culturali o sociali, e trovava terreno fertile nelle classi dominanti della società civile,sempre “timorosi” di perdere terreno,privilegi, prebende.
    La vicenda Moro segna il Paese.
    Certo, Moro è stato figlio di genitori particolari.
    Ai tempi attuali,paiono scontate cose che invece nel tempo sono state conquiste.

    Piace a 1 persona

  8. È stato interessantissimo questo post. Il sud ha dato all’Italia menti, sia femminili ancorché maschili, illuminate e, nel contempo, pratiche. Donne, madri,mogli e cittadine di grande levatura morale e culturale che hanno saputo crescere italiani come , nella fattispecie, Aldo Moro.

    Piace a 1 persona

  9. Interessante storia. E triste realtà per i bimbi di quel tempo .soprattutto deplorevole Papa Gregorio ,con la scelta di non dar vita agli asili ,condanna a lavoro forzato i bambini.scusate per il forzato,ma non vedo altro termine più corretto.
    Non conoscevo questa brutta realtà di quei tempi.

    Piace a 1 persona

  10. Che bellissimo pezzo Gaetano! ❤
    E complimenti per le ricerche, accuratissime (le percentuali sulla morte degli Esposti fanno rabbrividire…). Grazie, di questa donna, prima, non sapevo nulla! 🤗

    Piace a 1 persona

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.