Di Ruderi e Scrittura

La Storia del Peto

 C’erano una volta marito e moglie i quali ogni giorno invitarono a pranzo due loro amici sposati. Appena questi giunsero, la padrona di casa cominciò a dar fuoco alla legna per cucinare. E soffiava, soffiava. La legna però stentava ad accendersi, e la donna soffiava più forte. Ad un tratto, per lo sforzo, le sfuggì un peto.

La povera donna, al colmo della vergogna esclamò «Terra, apriti e inghiotti questa donna onorata, il signor Peto l’ha svergognata.» E ripeteva sempre le stesse parole, fino a quando sotto i piedi si aprirono delle crepe e fu inghiottita nella voragine. Giunta al centro della terra, si trovò di fronte ad un signore seduto su un trono che le domandò: «Perché sei venuta qui?» La donna, rossa dalla vergogna, disse: «Io non voglio niente. Mi trovo qui perchè, mentre stavo soffiando sul fuoco, mi è scappato un peto e per la vergogna ho detto: «Terra apriti e inghiotti questa donna onorata, il signor Peto l’ha svergognata. Io avevo visite e puoi capire la mia vergogna.» Il signore si rivolse allora al Peto e domandò se fosse vero quello che la donna asseriva.

«Sì, signore», rispose il Peto. «Ella si è sforzata eccessivamente e sono stato costretto a uscire con la violenza.» «Allora», disse il signore al suo cassiere, «dà a questa donna trecento ducati e molte botte al Peto.» La donna ringraziò e tornò a casa dove l’attendevano gli ospiti e il marito ai quali raccontò tutto.

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In foto: Alfredo Giovine intervista il popolino. Al centro, la madre del poeta, Nononne Iangeline

Gli amici, quando furono a casa loro, progettarono di fare la stessa cosa. Perciò la donna preparò della legna e si mise a soffiare sulla parte accesa, ma il Peto non usciva. Il marito le diceva di sforzarsi e finalmente, dopo un ennesimo sforzo, violento, invece di uscire un bel peto robusto e sonoro, uscì un filo di voce lamentosa (una «fetecchia», come direbbero i Napoletani.) La donna approfittò subito per dire «Terra, apriti e inghiotti questa donna onorata, il signor Peto l’ha svergognata.» La terra si aprì e la donna precipitò dove era il ben noto signore che le domandò come si trovasse là. «Stavo soffiando sul fuoco.» , disse la donna, «quando senza volerlo mi è scappato un peto; allora ho detto: «Terra, apriti e inghiotti questa donna, il signor Peto l’ha svergognata.»

Il signore, dopo averla ascoltata con attenzione, volle accertarsi se ciò che aveva detto corrispondesse a verità e chiese al Peto: «Signor Peto, è vero che sei uscito in seguito a uno sforzo?».«Io non volevo uscire», riposte il Peto, «lei si è sforzata apposta per provocare la mia fuoriuscita ed io sono uscito pian piano, debolmente.» «Ah!, e così stanno le cose?» esclamò contrariato e infuriato il signore, «allora trecento ducati al Peto e alla donna trecento legnate sulle natiche.»

Alfredo Giovine

©️ Tutti i diritti riservati
Testo in italiano concesso dal direttore dall’Accademia della lingua barese “Alfredo Giovine”, Dr. Felice Giovine

Bibliografia: Alfredo Giovine, «Le stòrie de nonònne Iangelìne», Biblioteca dell’Archivio delle Tradizioni Popolari Baresi, Bari, 1967


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5 risposte »

  1. Bellissima! Fa riflettere sulla intenzionalità dei peti e l’eventuale loro strumentalizzazione. Pregevole poi la piega esoterica che prende con quei trascorsi al centro della terra, roba da fare impallidire , anzi petare , Jules Verne!
    Ci hai fatto sbellicare , grazie per la perla 😀

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